Ethnoworld
WILL O' THE WISP - Working Men . CD
Il termine Will o’ the Wisp ha una tradizione che si perde nei secoli della magica storia della Gran Bretagna: presente in tutto il territorio anglosassone con lievi variazioni di significato, allude a misteriose luci provenienti da lanterne tenute da folletti o da anime ancora a metà tra inferno e paradiso, luci che seguite dai viandanti nei boschi conducono nelle radure dove danzano le fate.
È proprio qui che ci vogliono portare i Will o’ the Wisp, gruppo senese che dal 2000 porta avanti un progetto di conciliazione dell’antica e sacra tradizione celtica con sonorità e strumentazioni più marcatamente mediterranee, un progetto fantastico che porta alla riproposizione di ballate con al centro tematiche sociali da sempre fortemente radicate nella tradizione inglese (pensiamo solo a “Geordie” di De Andrè, vecchia ballata inglese riproposta in chiave romanza dal cantautore genovese): abuso sul luogo di lavoro, ricerca della pace, lotta per l’indipendenza e l’autodeterminazione, vita nelle fabbriche in condizioni che rasentano il disumano, speranza infantile di un futuro migliore (non è un caso se il disco è dedicato a tutti coloro che non godono dei diritti universali dell’uomo proclamati il 10 dicembre 1948 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite).
“Working Men” è il secondo lavoro di questa colta e incredibile band fuori dagli schemi, una formazione che vede una vera fata, Simona, alla voce, Luca alla chitarra, Francesco al mandolino, Giulio al cajon e bodhràn, Stephanie al fidale e Lorenzo al flauto.
Pubblicato in Italia da Ethnoworld e in UK dalla solita Silent Revolution Records, l’album consta di otto brani ripresi dal repertorio folklorico irlandese e scozzese più un pezzo inedito in lingua italiana.
L’antichità e la magia emergono in otto viaggi dove danzano le fate, nell’iniziale “Working Men” (un capolavoro), nella storia di “Donald Macgillavry”, nel viaggio triste di “Paddy’s Lament”, nella classica “The ballad of the Accountant”, pezzi cantati in inglese con una voce paradisiaca e con sonorità davvero particolari e studiate fino in fondo. Vi sono poi dei pezzi cantati in lingua originale: echi irlandesi emergono in “An T-Uill” ed in “Nil se ina là”, due canzoni che non solo testimoniano la grande ricerca linguistica del gruppo ma sanno anche, basta chiudere gli occhi, mostrare delle feste paesane irlandesi a picco su degli scogli che degradano dirompenti verso il mare.
Unico pezzo in lingua italiana, ma su base che continua a rimandare alla tradizione scozzese ed irlandese, è “Il viaggio di Juanita”, la fuga di una bambina verso un mondo felice fatto di città sempre in festa, ricche di stelle, luci e colori: l’esperimento è interessante ma la lingua inglese o irlandese su certe sonorità ha tutto un altro fascino …
L’idea alla base del progetto, l’interesse verso le problematiche umane, la commistione tra mediterraneo e antichità anglosassone, la realizzazione vocale e musicale: tutto gira alla perfezione nella creazione di un disco fantastico, un album musicale ma prima di tutto un grande progetto culturale che ci prende per mano verso paesaggi, luoghi e storie sempre sognate o sentite raccontare nelle fiabe più belle, quelle dove i Will o’ the Wisp ci conducono ad incontrare sensuali fate danzanti...
[di Luca Meneghel]
2004 © Ethnoworld - SD CD 001