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RUA PORT'ALBA - Vient' 'e Mare . CD
Protagonista di un discreto successo di vendita quando venne distribuito in edicola per Il Manifesto, questo disco ha goduto in realtà di poche recensioni e di questo fatto, certamente, gli autori e gli esecutori non sono rimasti contenti. Entrati finalmente in possesso del disco, lo ascoltiamo con molta curiosità anche alla ricerca delle ragioni che possono aver indotto altri recensori di testate ben più conosciute della nostra a ignorarlo o quasi: non ci vuole molto a capire i motivi di quello che, in altri tempi, con esagerazione barricadiera, si sarebbe chiamato boicottaggio e che oggi può invece rientrare in quel più sottile processo chiamato normalizzazione; “Vient’’e mare” è un disco militante, un disco di quelli che non possono essere trattati con superficialità, perché ricco di valori e contenuti, riferimenti musicali e non, con i quali si può anche dissentire ma che non sono soggetti a mediazione. Quindi, meglio ignorarne l’esistenza e fare finta che non sia mai stato registrato. Invece, sono proprio dischi come questo che testimoniano la possibilità di fare buona musica senza tradire una missione culturale e politica da compiere, senza venir meno ai propri dogmi morali. Un disco allegro ma non leggero, un disco serio ma per nulla noioso, un insieme (solo in qualche momento un po’ forzato) delle musiche e dei temi ispiratori del nostro Sud, in particolare quello campano, e di quelli degli altri sud del mondo, in particolare quello sudamericano, al quale Rua Port’Alba sembrano essere particolarmente legati. Inserti teatrali e letterari, frammenti di voci e lingue, esasperazioni e sospiri di sollievo, melodie ariose e improvvisi incupimenti, suoni e luci in rapida successione e alternanza: tutto si ritrova dentro un disco certamente non lineare, più confuso che organico, alla fine inquietante, probabilmente -cioè- quello che era il suo scopo. Obiettivo raggiunto, quindi. E a Massimo Mollo e amici (o forse sarebbe meglio dire compagni) l’augurio di continuare così, a fare la musica che più sentono loro, proseguendo nel contempo ad accettare con serenità l’essere ignorati da chi non ha voglia di essere messo in discussione da un “piccolo” Cd.
Enrico Lucchesi – 10.12.2011 . folk bulletin